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RECENSIONI COVER ME di DARIO MIGLIORINI

RECENSIONI COVER ME di DARIO MIGLIORINI
Desideriamo ringraziare Dario Migliorini per lo splendido lavoro fatto.
Attraverso  le sue recensioni avrete infatti modo di ascoltare le cover in gara con una nuova chiave di lettura.
Ad ognuno di noi ogni singola Cover arriva in modo diverso, ma certi dettagli sono per pochi e Dario in questi ultimi anni si è dimosrato persona attenta e capace.
Pochi come lui sanno leggere così bene il lavoro fatto dai vari musicisti atraverso le loro reintepretazioni ed è un piacere abbinare l'ascolto della Cover con le sue parole. 
Con estrema gioia sarà nostro graditissimo ospite il prossimo 14 Luglio in occasione della finale di COVER ME. Lui insieme a Marco Biondi ci presenteranno  le dieci Cover finaliste, dando così spessore  al nostro evento che in questi anni sta ottenendo sempre più credibilità e visibilità.

  1. Funcool – Sad Eyes

Sad Eyes è una outtake risalente al 1990, poi lanciato come singolo in occasione della pubblicazione del cofanetto di inediti Tracks (1998), nel quale era inclusa. La ballata pop-rock di Springsteen è stata trasformata dai Funcool, quartetto acustico di Como, in un brano folk con spunti jazz. Richiami che affiorano nella ritmica sincopata, battuta sulle spazzole, ma anche nella dissonanza degli accordi che modifica, anche in modo significativo, la melodia della canzone, soprattutto nei ritornelli e nell’inciso. L’originalità della cover proposta si accompagna alla rimarchevole raffinatezza musicale, negli arpeggi di chitarra, nei disegni di una bellissima fisarmonica e nella solidità senza tempo del contrabbasso. Notevole la voce femminile di Cristina Manoussakis, del tutto in simbiosi con il genere riproposto.

  1. Gina Giambone – My Lover Man

My Lover Man è una outtake del 1990, tra le meno note di Springsteen, che poi Bruce ha pubblicato tra gli inediti del cofanetto Tracks (1998). è uno dei pochi testi che Springsteen ha scritto con una narrazione assegnata a una donna. Dunque, essere cantata da una voce femminile è la sua naturale evoluzione. Mentre la versione originale di Springsteen è più veloce e con arrangiamenti più scarni, basati su una chitarra acustica, la cantante italo-americana Gina Giambone ne propone una versione dai ricchi arrangiamenti con un inedito riff di chitarra nell’introduzione e un corposo ensemble strumentale, nel quale emerge in particolare l’organo hammond. La voce della cantante, dalla timbrica molto bassa, arriva magnetica nelle orecchie e nel cuore, richiamando i fasti di regine del rock come Patti Smith.

  1. Slapping Monkeys – Roulette

Roulette è una bellissima outtake di Springsteen, risalente al 1979, poi pubblicata nel cofanetto Tracks del 1998. Si tratta anche di uno dei brani più difficili di Springsteen, tosto sia per gli arrangiamenti musicali, sia per l’esecuzione vocale, sia ancora per la durezza del testo. Rispetto all’arcigna versione di Springsteen, la cover degli Slapping Monkeys, band nata nel 2024 in Costiera Amalfitana, pur rispettando le sequenze di accordi e la linea di canto, trova originalità nella centralità delle tastiere. Là dove l’originale di Springsteen investiva tanto nel pianoforte di Roy Bittan, in questa versione sono le complesse parti d’organo, quasi psichedeliche, a dare lo spunto decisivo. E dire che l’incipit lasciava intendere una versione tra il punk e l’hard rock. La voce maschile di Francesco Tanzelli è incisiva, roca e graffiata, senza perdere di musicalità.

  1. The Rockin’ Bears – Factory

Factory è la toccante ballata che Bruce Springsteen ha pubblicato nel 1978 e incluso nel celebre Darkness On The Edge Of Town. Il brano, che nella versione di Springsteen è basata sul pianoforte di Roy Bittan e sul’organo di Danny Federici, è riproposto dai Rockin’ Bears in una cover folk-rock che rispetta la linea di canto, ma modifica l’armonia con l’inserimento di un accordo minore, elemento tutt’altro che marginale nella percezione del brano. Gli arrangiamenti prevedono poi una parte aggiunta di chitarra elettrica e, soprattutto, di mandolino, che trasporta la canzone verso le radici della musica americana. Molto interessante anche il controcanto, che porta un elemento di ulteriore originalità rispetto alla versione springsteeniana, volutamente spoglia e oscura anche nell’esecuzione vocale.

  1. Cristiano “Tano” Cernuzzi – The River

La celebre canzone folk-rock che ha dato il titolo al quinto album di Springsteen (1980) viene riproposta da Cristiano Tano Cernuzzi in una versione nuda da one man band. Registrata dal vivo in modo “amatoriale”, la canzone è riprodotta solo con la chitarra acustica suonata a pennate piene e l’immancabile armonica a bocca, senza modifiche di melodia e armonia.

  1. Riccardo Sgavetti – El Spèrit ed Tom Joad (The Ghost Of Tom Joad)

The Ghost Of Tom Joad è la title track del secondo grande album acustico di Springsteen, risalente al 1995. La canzone è presentata da Riccardo Sgavetti in una versione che sorprende. Il primo elemento di forte originalità è inevitabilmente l’interpretazione vocale, che propone una rilettura del testo in dialetto emiliano, reggiano per la precisione. Un’interpretazione che richiama inevitabilmente la tradizione cantautorale emiliana, anche dialettale come quella dei vicini Modena City Ramblers. Ma elementi di originalità non mancano anche negli arrangiamenti musicali. Come, ad esempio, la scelta di far “condurre le danze” a una chitarra elettrica distorta in arpeggio e quella di inserire una partitura di pianoforte nella seconda parte. E nel finale entrano anche robuste percussioni, che contribuiscono ad aumentare la tensione del brano.

  1. Pol En Tino – Youngstown

Il brano di Springsteen, proveniente dall’album The Ghost Of Tom Joad del 1995, è ruvido e arrabbiato nonostante la sua natura squisitamente acustica, come del resto tutto l’album di appartenenza. Il duo folk valdostano Pol En Tino propone una cover “in crescendo”, in contrasto con il brano più monocorde di Bruce. La cover rispetta la versione originale nel canto e nella struttura complessiva. Nell’incipit del brano anche le sonorità richiamano da vicino gli arrangiamenti voluti da Springsteen, con la chitarra acustica a trainare il brano. Poi, nell’evoluzione della pregevole reinterpretazione, entrano elementi di rock acustico: una ritmica da ballata folk-rock, un accompagnamento d’organo. Il pezzo forte, per originalità e resa, è il controcanto, una tipicità del duo valdostano, già noto dalle parti di Bergamo.

  1. The Space Country – Streets Of Philadelphia

La celebre canzone del 1993, che Springsteen scrisse per la colonna sonora del film Philadelphia di Jonathan Demme e che portò Bruce all’Oscar per la miglior canzone originale, viene riproposta dagli Space Country in una versione che, pur preservando la linea di canto e la struttura generale della canzone, si distanzia totalmente dalle sonorità sintetizzate e campionate della versione originale per riportarla laddove lo stesso Springsteen l’aveva probabilmente concepita. Una chitarra acustica arpeggiata e un organo che disegna melodie sullo sfondo. Sopra questi efficaci arrangiamenti si staglia una voce femminile delicatissima, che interpreta un testo che va oltre ogni distinzione di genere. Da notare anche l’inserimento di un accordo modificato rispetto all’originale.

  1. Federica Crasnich & The B. – Streets Of Philadelphia

La celebre canzone del 1993, che Springsteen scrisse per la colonna sonora del film Philadelphia di Jonathan Demme e che portò Bruce all’Oscar per la miglior canzone originale, è riproposta dalla cantautrice friulana Federica Crasnich, una conoscenza ormai storica di Cover Me, accompagnata dal chitarrista The B.. Nella semplicità di una versione basata unicamente su due chitarre acustiche e due voci, la proposta del duo si fa apprezzare non solo per la voce pulita e coinvolgente della cantante, ma anche per gli inserti davvero interessanti in arpeggio e in riff della seconda chitarra, soprattutto nelle strofe e nell’inciso.

  1. Leonardo Cereda – If I Should Fall Behind

Dichiarazione d’amore tra le più belle scritte da Springsteen, If I Shoud Fall Behind è una ballata semiacustica tratta dall’album Lucky Town del 1992. Il brano è reinterpretato da Leonardo Cereda in una versione acustica, ma solo apparentemente da solista. Infatti creano dinamica, sopra un classico arpeggio di chitarra acustica, una partitura essenziale di pianoforte, che dona profondità al sound complessivo, ed elementi di “decorazione musicale” provenienti da una seconda chitarra acustica. A colpire anche l’interpretazione vocale: il timbro di voce di Leonardo Cereda è profondo, roco, quasi inatteso, e come tale, del tutto sorprendente. Nel finale anche un interessante controcanto.

  1. Rvbina Fire Orchestra – I’m On Fire

Nata come canzone country-folk, I’m On Fire è poi diventata quel “miracolo pop” che tutti conosciamo nella versione rientrata nell’album Born In The U.S.A. del 1984. La Rvbina Fire Orchestra propone una cover con un tempo più lento rispetto all’originale, che si basa su un arpeggio simile alla versione springsteeniana, anche se è più simile al suono di un’arpa, e su un tema d’organo che richiama il brano di Bruce. Nel corso della canzone entra una drum-machine che sposta il sound verso un inatteso techno-pop. La corposa voce femminile di Laura Frigeni segue una linea di canto che si appoggia su quella di Springsteen, ma ne reinterpreta alcuni dettagli. Un altro elemento originale: prima e dopo il brano il pianoforte e alcuni elementi orchestrali fondono I’m On fire con il celebre Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.

  1. Trapper Schoepp – No Surrender

I Trapper Shoepp, trio olandese con batteria, contrabbasso e chitarra-armonica-voce, hanno reinterpretato l’iconica No Surrender, estratta dall’album Born In The U.S.A. del 1984. Una versione acustica che si pone a metà tra i ricchi arrangiamenti di Springsteen e la versione “chitarra acustica e armonica” che lo stesso Bruce ha proposto in alcune tournée. Dopo un inizio quasi “a cappella”, in cui la voce è sostenuta da un leggero arpeggio di chitarra, la cover prende ritmo e vigore quando entrano una finissima batteria e una bella linea di contrabbasso, mentre la chitarra si sposta sulla pennata piena. Alla convincente performance vocale, che reinterpreta senza stravolgere la linea di canto di Bruce, si alterna l’intervento dell’armonica a bocca, che contribuisce a tenera ben ancorata questa interpretazione alle radici più profonde del folk-rock.

  1. Dry Lightning – Iacopo Fedi

Il piccolo gioiello nascosto, tratto dall’album The Ghost Of Tom Joad del 1995, viene riproposto da Iacopo Fedi in una versione country con spunti blues. L’istrionico cantautore e interprete marchigiano si sposta così dalla versione nuda di Springsteen senza abbandonare le radici della musica popolare americana. Oltre al cambio di genere musicale, sono altri gli elementi di originalità. Intanto una performance vocale acuta e ruvida, che abbandona la sommessa interpretazione originale e incontra un timbro vocale “alla Eddie Vedder”. Poi una variazione armonica nel giro delle strofe porta decisamente verso il blues del Delta. A questo approdo contribuiscono anche i riff di una seconda chitarra acustica. Infine i cori del ritornello, una fusione tra i canti indiani e i vocalizzi “da bancone del bar” di certe composizioni di Tom Waits.

  1. I Wish I Were Blind – Michele Ferigo

Il brano originale, tra i più graditi dagli ammiratori di Springsteen in un album non così apprezzato (Human Touch, 1992), è una ballata pop-rock a tempo moderato. Michele Ferigo ne propone un’interessante versione che, come primo elemento inedito, è priva di ogni strumento ritmico. Niente batteria o percussioni. Niente basso. Il sound è pura melodia: sopra un tappeto di sintetizzatori che detta la linea armonica si inseriscono riff alla chitarra elettrica, spesso insistenti sulle corde più acute, ma a volte battenti sulle corde basse. In un sound di insieme che richiama altri arrangiamenti di Springsteen (penso a The Wrestler e a Dream Baby Dream), si fanno apprezzare le voci: la coinvolgente interpretazione vocale del cantautore e le belle linee di controcanto, diverse ma ugualmente accattivanti rispetto a quelle di Bobby Hatfield nell’originale.

  1. I’m On Fire – Sam Scherdel

Il celebre brano estratto da Born In The U.S.A., terzo dei sette singoli estratti dal blockbuster del 1984, viene reinterpretato dal cantautore inglese Sam Scherdel con significativi elementi di originalità, pur nel solco di una versione originale ben riconoscibile. La voce carica di sensualità di Springsteen viene sostituita da un timbro vocale più acuto, una voce strappata, inquieta. L’arpeggio di chitarra, che si appoggia sull’originale di Bruce, tuttavia è suonato su note più alte, in una posizione più avanzata del manico della chitarra. La struttura della canzone è oggetto di alcune modifiche, non solo nella disposizione del testo ma anche per l’inserimento di alcune sequenze di accordi. Altri notevoli elementi di contrasto con l’originale sono l’inserimento di un assolo centrale di chitarra elettrica e un tocco di pianoforte proprio sulla nota finale secca.

  1. I’ll See You In My Dreams – Roberto Settia

I’ll See You In My Dreams è la rock ballad che chiude Letter To You, ultimo album di inediti di Springsteen del 2020, e che sta attualmente chiudendo in versione “solitaria” il Tour 2023/2024. Roberto Settia ne propone una intrigante interpretazione in chiave blues-rock, che nelle ritmiche e nelle sonorità ricorda le versioni live di Reason To Believe, altro brano di Springsteen. Una versione, quella di Settia, con una notevole dinamica. Dopo un inizio in cui solo un suono cupo di tastiera accompagna la voce, entrano in sequenza la chitarra blues, il pianoforte e la base ritmica. La parte di assolo centrale è affidata a una armonica a bocca ampia, eterea, quasi da western morriconiano. Il ritorno all’intimità della prima strofa prelude il rientro full band del finale. La voce di Roberto Settia lascia una decisa impronta: bassa, profonda, roca, quasi black.

  1. The Ghost Of Tom Joad – Federico Borluzzi

La title track del secondo grande album acustico di Springsteen, risalente al 1995, viene presentata dall’aostano Federico Borluzzi in una semplice versione “casalinga”, solo chitarra, voce e armonica a bocca (c’è anche una versione simile suonata per strada nel centro di Aosta). La struttura è del tutto confermata, così come la linea di canto. Lo stile chitarristico, piuttosto elementare, toglie l’arpeggio e inserisce la ritmica piena, che però perde in rilevanza nella mancanza del passaggio maggiore/minore a battuta ridotta, presente nelle strofe e nei ritornelli dell’originale. Le sequenze di accordi hanno, in alcuni punti, un’esecuzione fuori dagli schemi ritmici.

  1. Mansion On The Hill – Lorenzo Lepore & Lucanint

Brano inserito nello splendido album acustico Nebraska del 1982, Mansion On the Hill è proposto in originale da Springsteen in versione puramente folk, con arpeggio di chitarra acustica, mandolino e armonica a bocca. Lorenzo Lepore & Lucanint ne propongono una cover che, pur affondando come l’originale nelle radici della musica popolare americana, trasforma la canzone in qualcosa di totalmente inedito, al punto di far apparire l’originale solo un motivo di ispirazione. Il testo in italiano, più che un adattamento delle liriche di Springsteen, racconta una storia a sé, quella di un soldato che muore in guerra nel desiderio di tornare alla propria casa. Sul lato musicale è tutto nuovo: accordi diversi, una chitarra quasi bluesy suonata con il bottleneck, bridge strumentali inattesi, un controcanto vibrante, prima di un finale di percussioni e cori con le potenzialità di un refrain che ispira un canto collettivo.

  1. American Skin (41 Shots) – Simone Bertanza

Nata in occasione dell’uccisione del ragazzo afroamericano Amadou Diallo con 41 colpi da parte della polizia, American Skin (41 Shots) è stata poi inserita da Springsteen nell’album High Hopes del 2014. Se la versione di Bruce è molto lungo e presenta arrangiamenti musicali complessi e dinamici, Simone Bertanza presenta una versione che ne conserva coraggiosamente la lunghezza, considerando che si tratta di un’interpretazione acustica da one man band. Dotato di un’ottima tecnica chitarristica, sia nelle fasi di arpeggio sia nelle parti a pennata piena, il giovanissimo cantautore di Salò canta con voce pulita ma intensa. Per dotare di dinamica la sua lunga versione Bertanza alterna momenti di tocco delicato sulla chitarra a fasi ritmiche più intense, a volte accompagnato dal kickdrum, ossia dal battito del piede amplificato a terra.

  1. I’m On Fire – Woda Woda

La band Woda Woda presenta una versione di I’m On Fire (Born In The U.S.A., 1984) tendente al punk rock: una durata brevissima, inferiore al già breve brano di Springsteen, una base ritmica e chitarre battenti che sembrano voler liberare l’energia repressa del desiderio sessuale che il testo esprime. Unico elemento distante dall’idea pura e distorta del punk è il tappeto di tastiere presente soprattutto nel bridge strumentale. La parte di batteria è quasi la stessa dell’originale, solo che batte energicamente sul rullante e non sul bordo. La chitarra elettrica sostituisce le tastiere nel tema melodico, spostando visceralmente il sound. Il testo, cantato da una rabbiosa voce maschile in pieno stile heavy metal, è sorprendentemente un adattamento in italiano, per gran parte fedele al significato originario scritto da Springsteen.

DARIO MIGLIORINI
https://www.wordsandmusic.it/ 

Mi presento…

… sono Dario Migliorini, un giovanotto del 1971 nato a Codogno e residente nel Basso Lodigiano. Convivo con Lara, ho una figlia, Elisa, e sono il primo di quattro fratelli. Mi sono laureato in Economia e Commercio, ma ho ereditato dal mio compianto papà Umberto la passione per la scrittura. Lui, oltre a essere uno storico amministratore locale, si era appassionato di storia lodigiana e aveva scritto diversi libri sull’argomento. Io, dopo la sua morte, ho curato la pubblicazione di due biografie: E Sono Solo Un Uomo (che racconta la vita del sacerdote missionario Don Mario Prandini) e Il Re Povero (che ripercorre tutto quello che mio padre ha combinato su questa terra). Dal 2008 presiedo anche un Centro Culturale che mio padre aveva fondato nel 1991 e che ora porta il suo nome. Adoro muovermi, sia in senso sportivo (ho corso dodici maratone!!!) sia per viaggiare e vedere i posti (conosco ormai così tanti posti che gli amici dicono che io e Lara dovremmo aprire un’agenzia). Amo la musica: da bambino ho seguito lezioni di pianoforte, poi mi sono spostato sulla chitarra e ho suonato per circa 15 anni in alcune cover band della mia zona. Ascolto tanta musica, ma il mio credo “religioso” si rivolge a un mito assoluto: Bruce Springsteen. Lo seguo dal 1985, l’ho visto dal vivo più di venti volte (persino a New York) e da tanti anni mi appassionano in particolare i suoi testi. La sua poesia, dovrei dire. Ho scritto spesso su di lui, ma in modo disordinato e senza obiettivi. Solo di recente ho iniziato a scrivere della musica di Bruce in maniera più organica. Sono così nate “Le Perle”, brevi recensioni da fan che pubblico su un gruppo social e qui su questo sito. Infine, dopo tanto studio e lavoro, dopo tante notti passate al computer, rubando ore al sonno, vi presento questo mio primo romanzo: Coupe DeVille, una storia originale, frutto della mia fantasia, ma ispirata dai testi di un grande poeta rock: non poteva che essere lui, mio fratello Bruce.

English

We would like to thank Dario Migliorini for the splendid work he has done.

Thanks to his reviews, you will have the chance to hear the competing covers in a completely new way.

Every one of us interprets each cover in our own personal ways, but certain details only reveal themselves to the trained ear and in recent years Dario has proven to be very attentive and capable in this respect.

There are few people who have his ability to explain the work of the various musicians in their reinterpretations and it is a joy to combine listening to the covers with reading his words.

We are delighted to announce that he will be our special guest on 14 July for the final of COVER ME. Together with Marco Biondi, they will introduce the ten cover finalists, adding prestige to our event which, in recent years, has been growing in status and exposure.

 

Funcool - Sad Eyes

Sad Eyes is an outtake dating back to 1990, later launched as a single on the box set of previously unreleased Tracks (1998) on which it featured. Springsteen's pop-rock ballad has been transformed by Funcool, an acoustic quartet from Como, into a folk song with jazz overtones. Influences that emerge from the syncopated rhythm, tapped out by the drummer’s brushes, but also in the dissonance of the chords that quite significantly modifies the song’s melody, especially in the choruses and the riff. The originality of the cover is matched by remarkable musical sophistication in the broken guitar chords, the beautiful sketches of the accordion and the timeless solidity of the double bass. The female voice of Cristina Manoussakis is remarkable, perfectly aligned with the reinterpreted genre.

 

Gina Giambone - My Lover Man

My Lover Man is a 1990 outtake, one of Springsteen’s least-known tracks, which Bruce later released on the Tracks box set (1998) of previously unreleased songs. It is one of the few Springsteen tracks where the story is told through the eyes of a woman. So it is a natural evolution for the song to be sung by a female voice. While Springsteen's original version is faster-paced and with a more stripped-down arrangement based on an acoustic guitar, Italian-American singer Gina Giambona offers up a version with rich arrangements and a fresh guitar riff in the intro, as well as a full-bodied instrumental ensemble, where the Hammond organ particularly stands out. Your ears and heart are magnetically drawn to the singer’s voice, with its very low register, recalling the old-school glory of rock queens such as Patti Smith.

 

Slapping Monkeys - Roulette

Roulette is a beautiful Springsteen outtake from 1979, later released in the 1998 Tracks box set. It is also one of Springsteen's most difficult songs, because of the musical arrangements, the vocal performance, and the difficulty of the lyrics. In comparison with Springsteen’s scowling version, the cover by the Slapping Monkeys, a band founded in 2024 on the Amalfi Coast, offers originality by placing the keyboards at the center, while still respecting the chord sequences and melody. Where Springsteen's original invested so much in Roy Bittan's piano, in this version it is the complex, almost psychedelic organ parts that provide the decisive drive. And the opening hints at a version between punk and hard rock. Francesco Tanzelli's male voice is punchy, hoarse and scratchy, without losing musicality.

 

The Rockin' Bears - Factory

Factory is the touching ballad that Bruce Springsteen released in 1978 on the famous Darkness On The Edge Of Town album. The song, which in Springsteen's version is built around Roy Bittan's piano and Danny Federici's organ, is re-purposed by The Rockin’ Bears as a folk-rock cover which retains the melody but modifies that harmony by including a minor chord, something which makes a big difference to the way that the song is perceived. The arrangements also include an added electric guitar part and, most importantly, a mandolin, which transports the song back to the roots of American music. The backing vocals are also very interesting, bringing an additional element of originality compared with the Springsteen version, which is intentionally left bare and dark even in the vocal performance.

 

Cristiano "Tano" Cernuzzi - The River

The famous folk-rock song that gave its title to Springsteen's fifth album (1980) is reinterpreted by Cristiano Tano Cernuzzi in a stripped-down one-man-band version. Recorded live in an “amateur” style, the song only features a strummed acoustic guitar and the trusty harmonica, with no changes to the melody and harmony.

 

Riccardo Sgavetti - El Spèrit ed Tom Joad (The Ghost Of Tom Joad)

The Ghost Of Tom Joad is the title track of Springsteen's second major acoustic album from 1995. This surprising version of the song is performed by Riccardo Sgavetti. The most original part of the song is, of course, the vocal interpretation, with the lyrics translated into the local dialect of Reggio Emilia. This interpretation inevitably invites comparison with the singer-songwriter tradition of the region, including artists who use dialect such as the Modena City Ramblers. But there is also no lack of originality in the musical arrangements. For example, the choice to have the broken chords of the distorted lead guitar “lead the dance”, and the decision to include the piano in the second part. And robust percussion enters at the end, adding to the tension of the song.

 

Pol En Tino - Youngstown

Springsteen's track, from the 1995 album The Ghost Of Tom Joad, is rough and angry despite its exquisite acoustic nature, as is the entire album on which it features. Valle d'Aosta folk duo Pol En Tino offers a "crescendo" cover, contrasting with Bruce's more monotone song. The cover retains the singing and overall structure of the original. At the start of the song, the sound closely recalls that of Springsteen’s arrangements, with the acoustic guitar driving the track. Later, as this fine rendition evolves, elements of acoustic rock enter: a folk-rock ballad rhythm and an organ accompaniment. The highlight, in terms of originality and delivery, is the counter-melody, a typical feature of the duo from the northern Italian region of Valle d’Aosta who are already well-known around Bergamo.

 

The Space Country - Streets Of Philadelphia

The famous 1993 song, which Springsteen wrote for the soundtrack of Jonathan Demme's film Philadelphia and which led to Bruce winning an Oscar for Best Original Song, is reinterpreted by Space Country in a version that, while preserving the song's melody and overall structure, is very different from the synthesized and sampled sounds of the original version, returning it to where Springsteen himself probably conceived it. The broken chords of the acoustic guitar and an organ trace the melodies in the background. Soaring above these effective arrangements is a delicate female voice, interpreting lyrics that transcend any gender distinction. Another point worthy of note is the inclusion of a modified chord compared with the original.

 

Federica Crasnich & The B. - Streets Of Philadelphia

The famous 1993 song, which Springsteen wrote for the soundtrack of Jonathan Demme's film Philadelphia and which led to Bruce winning an Oscar for Best Original Song, is performed by Friulian singer-songwriter Federica Crasnich, a familiar face at Cover Me, accompanied by guitarist The B. The simplicity of a version featuring just two acoustic guitars and two voices, the duo’s interpretation stands out not only for the clean and engaging vocals, but also for the very interesting chords and the riff of the second guitar, especially in the verses and the chorus.

 

Leonardo Cereda - If I Should Fall Behind

One of the most beautiful declarations of love written by Springsteen, If I Should Fall Behind is a semi-acoustic ballad from the 1992 album Lucky Town. The song is reinterpreted by Leonardo Cereda in an acoustic version put together but apparently performed by a solo artist. In fact, he creates multiple dynamics over a classic acoustic guitar arpeggio, with a simple piano part, which gives depth to the overall sound, and elements of "musical decoration" from a second acoustic guitar. The vocal interpretation is also striking: the timbre of Leonardo Cereda's voice is deep, hoarse, rather unexpected, and as such, completely surprising. There is also an interesting counter-melody in the finale.

 

Rvbina Fire Orchestra - I'm On Fire

Originating as a country-folk song, I'm On Fire later became the "pop miracle" that we all know and love in the form of the version included on the 1984 album, Born In the USA. The Rvbina Fire Orchestra offers a cover with a slower tempo than the original, based on an arpeggio similar to the Springsteen version, although more like the sound of a harp, and an organ which is reminiscent of Bruce’s track. In the course of the song, a drum machine enters, shifting towards an unexpected techno-pop sound. Laura Frigeni's full-bodied female voice follows a melody that draws on Springsteen’s original but reinterprets some of its details. Another original element: before and after the song the piano and some orchestral instruments blend I'm On fire with the famous Intermezzo from Pietro Mascagni's Cavalleria Rusticana.

 

Trapper Schoepp - No Surrender

Trapper Shoepp, a Dutch trio combining a drummer, a double bassist and a guitarist-lead vocalist-harmonica player, reinterprets the iconic No Surrender, taken from the 1984 album Born in the USA. An acoustic version that falls somewhere between Springsteen's rich arrangements and the acoustic guitar and harmonica version that Bruce himself has played on a number of tours. After an almost a cappella beginning, in which the vocals are supported by a light guitar arpeggio, the cover picks up pace and vigor as a very fine drum part and a strong double bass line kick in, while the guitar shifts to full strumming. The convincing vocal performance, which reinterprets Bruce's vocal line without distorting it, alternates with the contribution of the harmonica, which helps to firmly anchor this interpretation in the deeper roots of folk-rock.

 

Dry Lightning - Iacopo Fedi

A hidden gem, from the 1995 album The Ghost of Tom Joad, is re-imagined by Iacopo Fedi as a country version with hints of blues. This theatrical singer-songwriter from Italy’s Marche region has moved away from the stripped-down Springsteen version, without completely deserting the roots of popular American music. In addition to the change of musical genre, there are other elements of originality. There is the sharp and coarse vocal performance that marks a departure from the subdued original version and approaches an Eddie Vedder-esque vocal timbre. Then there is a variation in the harmony over the course of the verses which leans decidedly towards Delta Blues. The riffs of a second acoustic guitar also contribute to this. Finally, it closes with the strains of the chorus, a fusion between Indian singing and the “bar vocals” of some Tom Waits songs.

 

I Wish I Were Blind - Michele Ferigo

The original song, one of the favorites of Springsteen fans on an album which was not so well-loved (Human Touch, 1992) is a pop-rock balled played at a moderate tempo. Michele Ferigo offers an interesting version that, as the first unprecedented element, is devoid of any rhythmic instruments. No drums or percussion. No bass. The sound is pure melody: above a carpet of synthesizers which drive the harmony line, there is the riff of the electric guitar, often insistent on the highest chords, and sometimes pounding on the lower chords. The overall sound is reminiscent of other Springsteen arrangements (I'm thinking of The Wrestler and Dream Baby Dream), where the vocals come into their own: the singer-songwriter's engaging vocal performance and the beautiful backing vocal lines, which are different from Bobby Hatfield’s original but equally catchy.

 

I'm On Fire - Sam Scherdel

The famous song taken from Born In The USA, the third of seven singles taken from the blockbuster 1984 album, is reinterpreted by British singer-songwriter Sam Scherdel with several significantly original elements, whilst remaining recognizable from the Springsteen version. Springsteen's sensuality-laden voice is replaced by a more high-pitched vocal timbre; a shredded, restless voice. The guitar arpeggio, which leans on Bruce's original, is played on higher notes, further up the guitar neck. The structure of the song is modified in certain ways, not only in the arrangement of the lyrics, but also with the inclusion of some chord sequences. Other notable contrasts with the original are the inclusion of a central electric guitar solo and a touch of piano right on the final note.

 

I'll See You In My Dreams - Roberto Settia

I'll See You In My Dreams is the rock ballad that closes Letter To You, Springsteen’s latest album of previously unreleased tracks from 2020, and he is currently using a solo version to close out his 2023/2024 tour. Roberto Settia offers an intriguing blues-rock interpretation of the song, the rhythms and sound of which are reminiscent of live versions of Reason to Believe, another Springsteen song. Settia’s version has a notable dynamic. After the beginning, with only a dark keyboard sound accompanying the vocals, a guitar, a piano, and a rhythm bass enter in sequence. The central solo part is given over to a wide, ethereal harmonica which is almost worthy of a Morricone Western. The return to the intimacy of the first stanza foreshadows the return of the full band at the finale. Roberto Settia's voice leaves a definite impression: low, deep, rough, almost black.

 

The Ghost Of Tom Joad - Federico Borluzzi

The title track from Springsteen's second major acoustic album, dating from 1995, is presented by Aosta native Federico Borluzzi in a simple "homemade" version: just guitar, vocals and harmonica (there is also a similar version played on the street in downtown Aosta). The structure is well-defined, as is the melody line. The rather rudimentary guitar style removes the arpeggio and inserts the full rhythm, but it loses significance with the lack of the major/minor transition at a slower beat, a feature of the verses and chorus of the original. The chord sequences have, in some places, a rhythm which breaks the mold.

 

Mansion On The Hill - Lorenzo Lepore & Lucanint

A track which featured on the wonderful 1982 acoustic album Nebraska, the original by Springsteen was a purely folk version with an acoustic guitar arpeggio, mandolin, and harmonica. Lorenzo Lepore & Lucanint offer a cover version which, whilst like the original has its roots in American popular music, transforms the song into something completely new, to the point that the original seems to just be a source of inspiration. The Italian lyrics, rather than a translation of Springsteen's lyrics, tell a story of their own, of a soldier who dies at war in his desire to return home. In terms of the music, it is all new: different chords, an almost bluesy guitar with a bottleneck, unexpected instrumental bridges, a vibrant counter-melody, leading to a finale with percussion and a choir with the makings of a refrain that inspires a collective chant.

 

American Skin (41 Shots) - Simone Bertanza

Written at the time of the killing of African American boy Amadou Diallo with 41 shots by police, American Skin (41 Shots) was later included by Springsteen on the 2014 album High Hopes. Whilst Bruce’s version is very long and features complex and dynamic arrangements, Simone Bertanza offers a version which bravely retains the length, considering that it is an acoustic one-man-band interpretation. Gifted with excellent guitar technique, both in the arpeggio phases and in the strumming parts, the very young singer-songwriter from Salò on Lake Garda sings with a clean but intense voice. To add dynamism to his long version, Bertanza alternates between moments of delicate touches on the guitar and more intense rhythmical phases, sometimes accompanied by a kick drum, or the amplified sound of his food tapping on the ground.

 

I'm On Fire - Woda Woda

The band Woda Woda presents a version of I'm On Fire (Born In The USA, 1984) which leans towards punk rock: a much shorter version than Springsteen’s track, driven by the rhythmic base and pounding guitars which seem to want to release the pent-up sexual energy which the lyrics express. The only element which separates it from the pure, distorted idea of punk is the carpet of keyboards which are a particular feature of the instrumental bridge. The drum part is almost the same as the original, only with the drummer energetically beating the snare drum rather than the rim. The electric guitar replaces the keyboard in the melodic theme, creating a visceral shift in the sound. The lyrics, sung by an angry male voice in full heavy metal style, are surprisingly translated into Italian, and are largely faithful to the original meaning written by Springsteen.

 

DARIUS MIGLIORINI

https://www.wordsandmusic.it/

 

Let me introduce myself....

 

... I am Dario Migliorini, a young man born in 1971 in Codogno and living south of Milan. I live with Lara, our daughter Elisa, and am the first of four siblings. I graduated in economics and business, but I inherited my late father Umberto’s passion for writing. In addition to being an important local administrator, he was passionate about the history of the city of Lodi and had written several books on the subject. After he passed away, I oversaw the publication of two biographies: ‘E Sono Solo Un Uomo’ (And I Am Only a Man, which tells the life of missionary priest Don Mario Prandini) and ‘Il Re Povero’ (The Poor King, which traces everything my father did on this earth). Since 2008 I have also chaired a Cultural Center that my father founded in 1991 and which now bears his name. I love to move, both in a sporting sense (I have run twelve marathons!!!) and for travel, visiting new places (I now know so many places that friends say Lara and I should open a travel agency). I love music: I took piano lessons as a child, then shifted to guitar and for about 15 years I played in some cover bands in my area. I listen to a lot of music, but my “true faith” is devoted to a true legend: Bruce Springsteen! I have been a fan of his since 1985 and have seen him more than twenty times (even in New York) and for many years I have been particularly passionate about his lyrics. Or rather, his poetry. I wrote about him often, but in a haphazard and aimless way. It is only recently that I have begun to write about Bruce’s music in a more systematic way. Thus were born “Le Perle” (‘The Pearls’), short fan reviews that I publish on a social media group and on this site. Finally, after much study and work, after many nights spent at the computer rather than sleeping, I am pleased to present my first novel: Coupe DeVille, an original story, the fruit of my own imagination, but inspired by the lyrics of a great rock poet: it could only be him, my brother Bruce.

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