CURRICULUM VITAE
Milanese, suona pianoforte, chitarra ed armonica. Ha fondato varie band con le quali si è esibito in locali ed in teatri all'interno di varie rassegne musicali. Si è esibito chitarra e voce al “Teatro delle Erbe” ed al “Teatro Fontana” ed ha suonato sui palchi del “Rolling Stone”, dell’Alcatraz e del “Teatro dell’arte” di Milano. Si è esibito alle fasi finale di vari festival tra cui: il festival di S. Marino, “Rock targato Italia", YEM2010!, il concorso internazionale “Vivere la musica” di Novara, Buscadero Day, Vinilmania etc… ed ha vinto il “Premio della critica” come solista al concorso “Augusto Daolio” di Sulmona. Ha partecipato a diversi concerti dedicati ad Alessandro Bono, artista milanese scomparso prematuramente, duettando tra gli altri con Mario Lavezzi e Massimo Priviero sulle note della più celebre canzone di Alessandro Bono “Gesù Cristo”. Con il brano “Spazzatura” ha partecipato al CD tributo dedicato ad Alessandro.
Nel Settembre 2011 è uscito il suo primo disco dal titolo "Che Cosa Sei” cui hanno partecipato, tra gli altri, il maestro Mark Harris (De André, Jannacci, Antonella Ruggero e Renato Zero tra le sue collaborazioni), Luca Zamponi (Ivan Graziani, Zucchero), Dino D’Autorio (Ruggeri e Zero tra gli altri) ed il Blues Man Francesco Piu. Nel disco di esordio Francesco ha impressionato per la versatilità della sua voce e per la varietà delle sonorità utilizzate, messe al servizio di un progetto che lo ha portato a suonare nei più importanti locali di Milano e della Lombardia.
Nel 2015 ha pubblicato il disco “Over The Corvers – A ladder to the stars” un disco di cover di culto reinterpretate e riarrangiate in acustico che, grazie alla sua voce forte e duttile, ricca di personalità e soul, gli ha permesso di farsi conoscere ed apprezzare nell’ampio ambiente di appassionati del rock e del folk di varie influenze.
Nel Marzo 2017 ha pubblicato il suo terzo disco “Il principio di Archimede”, nel quale Francesco mette al servizio della propria urgenza comunicativa le proprie capacità interpretative, caratterizzando con una chiara personalità canora l’intero disco grazie a testi intensi e maturi ed agli arrangiamenti raffinati di Walter Muto con bellissime chitarre acustiche, trio d’archi ed ambientazioni che spaziano dal folk al jazz, fino al cantautorato francese ed al rock anni ’70.
E’ laureato in astrofisica e lavora da 10 anni nel settore del web e del digital dove ricopre ruoli di responsabilità. Ha studiato chitarra classica con Agostina Mari e “Teoria e Solfeggio” sotto la guida di Cecilia Chailly presso la Civica Scuola di Milano.
Appassionato di Start-Up sta portando avanti il progetto www.localero.it con amici musicisti per dare visibilità agli artisti indipendenti ed ai migliaia “Local Hero” che come lui si danno da fare ogni giorno per suonare nei locali, nei pub o dovunque sia possibile.
Di lui hanno detto:
“D'Acri ha una disciplina ed un rigore che contrastano con questi tempi. E allora i riferimenti vanno scovati nella memoria, tra giganti (i primi De André e De Gregori) e figure di altro piano rispetto alla percezione della massa, non certo per la qualità della proposta (Lolli, Rocchi, Loy & Altomare, Kuzminac). Testi di grande sensibilità, intimi ma universali, malinconici e forti. (…) A qualcuno potrà far pensare a Stratos, ad altri a Sangiorgi, ma che testimonia l'ampiezza di vedute e di soluzioni che questo album propone col suo chiedere dosi di attenzione e buona volontà agli ascoltatori.” (Ermanno Labianca – “Distorsioni.net”)
”Una generale temperie soul, la voce sempre molto espressiva, decisamente in primo piano. Francesco D’Acri si nutre di una grande ammirazione nei confronti dei vocalist del passato, Demetrio Stratos in testa.” (Piergiorgio Pardo - “Blow Up”)
“Il pensiero – ed è gran cosa – va subito al Lucio Battisti dei primissimi 70, quello che con genialità purissima metteva insieme le sonorità R&B afro-americane con la melodia mediterranea” (Paolo Vites – “Ilsussidiario.net”)
“Cuore da busker e cultore della parola letterata cantata; una gavetta che ruba l’attitudine della tradizione folk singer” (Claudio Giuliani – “Mescalina”)
“Un grintoso D’Acri affronta il disorientamento attuale dell’uomo spostando la sua cifra stilistica indie lungo il main-stream proponendo un rock all’italiana, che però gli sta stretto. C’è spontaneità ed un tocco unico, non solo riferimenti classici.” (Eleonora Bagarotti – “Libertà”)
“Francesco D’Acri è un interprete, che non è un modo per sminuire la sua portata artistica, quanto una maniera per distinguerlo dal gruppone di cantanti che affolla l’attuale scena Italiana. Lui le canzoni le interpreta, non le canta solamente.” (Francesco Casuscelli - “Rockerilla”) “La voce di D'Acri è solida, potente, profonda, calda, rock… senza rivali nel panorama nostrano” (Blue Bottazzi – “Little Italy: il rock made in Italy”)
“Francesco D’Acri è un sanguigno, un musicista appassionato nelle cui vene scorrono generose dosi di rock americano. La sua voce profonda sa assecondare ogni onda buona del rock e tutte le rocce del folk” (Maurizio Pratelli - QTIME)
“Una voce davvero notevole, profonda e cavernosa, molto vicina ad Elvis. Francesco D'Acri merita di essere annoverato fra gli artisti italiani che guardano con gli occhi lucidi e nostalgia a quell'America di cui ne sanno leggere sia la straordinaria bellezza, sia le enormi contraddizioni. “ (Marco Quaroni Pinchetti – “Il giornale di Sondrio”)
“Davvero intrigante. Sincero, immediato, spogliato di ogni orpello, solo voce, chitarra acustica, piano e trio d’archi. Francesco ci mette una vocalità poeticamente sommessa ed un songwriting davvero non usuale” (Andrea Trevaini - BUSCADERO)